5 anni senza Mattia Torre, genio luminoso e dissacrante.

19 Luglio 2024

5 anni fa oggi ci lasciava un uomo che, è obbligatorio dirlo, ha segnato la mia vita con la sua scrittura intelligente, caustica, raffinata e mai, MAI, retorica.

5 anni fa, all’età di 47 anni, ci lasciava Mattia Torre.

“Boris”, scritta e diretta insieme agli splendidi sodali Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, è praticamente uno dei due “testi sacri” della mia vita – l’altro sarebbe tipo una certa tragedia teatrale scritta nel XVII secolo e che risponde al nome di “Amleto” – e vi posso assicurare che non utilizzo il termine “testo” per un mero errore di superficialità o di ignoranza, perché per quanto nei prodotti audiovisivi gli attori siano FONDAMENTALI, le cosiddette “lines”(alla americana maniera) di quelle prime tre stagioni – alla quarta non ha potuto lavorare causa morte già sopraggiunta – sono un assoluto concentrato di genio, per via della loro incredibile capacità di restituire la realtà sotto una lente di comicità irraggiungibile dai più.

Ho in programma di recuperare in questi giorni una serie della quale sento meraviglie da anni ormai e sempre dal nostro amato Torre scritta e diretta, e ossia “La Linea Verticale”, che da qualche tempo – veramente poche settimane – ha trovato cittadinanza, dopo un lungo periodo di permanenza sul servizio streaming della Rai – RaiPlay – anche su quella Netflix della quale fruiamo praticamente quotidianamente in milioni.

Quest’ultima interpretata nel ruolo principale da quel Valerio Mastandrea che ci potrebbe spingere a definire come l’attore feticcio dello stesso Torre narra la cosiddetta ospedalizzazione che lo scrittore/regista subì nel corso della prima fase della malattia che tempo dopo lo condurrà alla morte.

E oltre ai suoi numerosi libri – anche quelli da leggere il prima possibile per colmare questa mia lacuna e accarezzare il mio spirito – quest’anno ho avuto la fortuna di assistere a Teatro – al Teatro Vascello di Roma, per la precisione – alla messa in scena di uno dei suoi “Sei pezzi facili” di cui potete sempre godere, nella versione video che vede la regia televisiva affidata al Premio Oscar Paolo Sorrentino, sempre su quel Raiplay poc’anzi citato.

Nella fattispecie mi sono reso testimone della surreale pièce
“4 5 6” interpretata da Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino e Carlo Ruggeri.
E con Giordano Agrusta.
Uno spettacolo forse un pizzico più lungo di quanto l’essenza della storia raccontata avrebbe richiesto, ma che si fa strumento e casa di una lingua totalmente nuova, foriera di emozioni sì ancestrali, ma anche afferenti ad un sistema capitalistico ovviamente del tutto introiettato dai personaggi in scena che incarnano alcuni rozzi, irresistibili archetipi del nostro vivere d’oggi.

Ci sarebbe forse da chiudere con quel commovente David per la sceneggiatura, per la pellicola “Figli” – diretta da Giuseppe Bonito – che la figlia di Mattia – Emma – ritirò in vece del padre, nel 202.

O forse no.

Forse non ci sarebbe da chiudere nulla e lasciare aperta una finestra su quel mondo che secondo me Mattia – lo chiamo per nome utilizzando una libertà della quale non dovrei fruire non avendolo mai conosciuto di persona – guardava con amore e curiosità e che ci restituiva in modo tale che anche noi potessimo provare comprenderlo.

Ciao, Mattia.
Ciao.
E grazie.

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