“Uccellini” al Roma Europa Festival, il nuovo saggio d’autore de Lacasadargilla.

14 Ottobre 2024

Si corre il rischio di scrivere sempre le stesse cose a proposito delle stesse formazioni artistiche se queste stesse – trovata una cifra stilistica frutto di sudore, talento e agra vita di ricerca e dedizione – procedono nel corso del loro binario professionale con solida convinzione e, cosa non deprecabile, più che discreto successo.

Beh, a questo proposito, quella formazione che risponde al nome di lacasadargilla, reduce da anni di successo di critica e di pubblico con il loro teatro cinematografico – la definizione, secondo conoscenza, è di pura invenzione dello scrivente -, mette l’autore dell’articolo nella condizione sopra descritta di difficoltà legata ad una ripetizione di qualifiche, lodi ed entusiasmi che nascono dall’apprezzamento di una traiettoria produttiva ormai assodata se si valuta la qualità finale delle proposte portate in scena.

“Uccellini”, testo di Rosalinda Conti, regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, luci di Omar Scala ed interpretazione di Emiliano Masala, Petra Valentini e Francesco Villano, ha debuttato a Roma, al Teatro Vascello, all’interno della programmazione del Roma Europa Festival ed ha replicato dal 9 al 13 ottobre.

Lo spettacolo, forte di una drammaturgia non banale il cui punto di forza è da ritrovarsi nell’utilizzo originale di liaisons familiari che posseggono un respiro inedito rispetto alla corposa letteratura in materia, è l’ennesimo disvelarsi di drammi e spiegazioni, di segreti e luminosi tormenti, le ombre e le luci dei quali il collettivo romano ha ormai imparato a maneggiare, oltre che con cura, con quello che sembra essere una punta di piacere estetico.

Gli attori in scena, tutti con microfono – dettaglio ovviamente da non trascurare – al proprio servizio, portano avanti la semplice e, allo stesso tempo, ricca vicenda con l’impeto e le modalità degli interpreti di qualità – “conditio sine qua non” per lavori di siffatta natura -perfettamente calati nelle emozioni, nelle atmosfere e, soprattutto, nelle scene che sono chiamati ad abitare, integrandosi all’ambiente – il bosco/la natura/la casa di campagna – costantemente evocato e principale elemento di suggestione e di partenza di tutta quanta l’operazione.

Al ritmo di uno spazio che invade e domina gli esseri umani, i tre personaggi – due fratelli che piangono l’assenza di un passato che comprendeva una sorella e la compagna di uno di loro – occupano il tempo del racconto chiedendo aiuto più che all’altro o loro stessi agli oggetti della casa – il cui utilizzo è un assoluto piacere per gli occhi di chi firma – e al respiro degli elementi intorno a loro, scoprendo cosi qualcosa che travalica le loro volontà, i loro disegni e ogni possibile obiettivo iniziale o sbucato fuori in corso d’opera.

E se tutto ciò sembra essere solo il semplice resoconto di 1h25′ di spettacolo, c’è da chiedere scusa per non essere stati in grado di rendere il giusto merito al certosino ed immane lavoro di tutte le componenti in gioco – le scene di Marco Rossi e Francesca Sgariboldi, il paesaggio sonoro e l’ideazione dello spazio scenico di Alessandro Ferroni, gli ambienti visivi di Maddalena Parise e i costumi di Anna Missaglia – la cui somma consente a colui che si siede in platea di costruire abbastanza facilmente il portato che gli consentirà di provare ad effettuare una restituzione scritta del tutto.

“Uccellini” è un spettacolo filmico senza pretese di risoluzione eppure definito e definitivo nella sua essenza di messa in scena che offre una storia in cui sono presenti tutti gli elementi costitutivi del racconto in senso generale e di un racconto, nel particolare, che trova sì una conclusione lasciando, però, allo stesso tempo aperti i canali di riflessione di coloro che saranno eventualmente disposti a continuare a ragionare su quanto compone le esistenze di ciascuno tra emerso e sommerso.

E sotterrato.

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