“Smile 2”, sorridere non è mai stato così spaventoso.

17 Ottobre 2024

Arriva oggi nei cinema italiani – l’uscita americana è invece prevista per domani 18 ottobre – “Smile 2”, film horror, secondo capitolo di quella che ci si azzarda a definire “la saga del sorriso”.

Scritto e diretto da Parker Finn, già autore e regista della precedente pellicola, il film è ben interpretato tra gli altri da Naomi Scott, Rosemarie DeWitt, Ray Nicholson e Miles Gutierrez – Riley.

Per chi non lo sapesse il plot è presto descritto: una presenza demoniaca infesta alcuni esseri umani i quali dopo 7 giorni di allucinazioni terribili e spaventose finiscono per togliersi la vita, attraverso atti violenti, davanti ad una persona che, in questo modo, diventerà l’ “host” successivo che si farà involontaria e, ovviamente, sgradita staffetta dell’entità maligna.

Il film sembra costruito in maniera assolutamente dignitosa risultando allo stesso tempo spaventevole e affascinante, narrando di fatto la storia della pop star Skye Riley che in seguito ad un lungo periodo di convalescenza e riabilitazione – seguito anche di un terribile incidente automobilistico nel quale ha perso la vita il suo compagno interpretato dal Nicholson di cui sopra – si appresta a ripartire con la propria carriera con l’inizio di un nuovo tour mondiale.

Ed è in questa cornice narrativa – cornice peraltro che dà, mi sembra, la possibilità a Finn di inserire una critica sociale allo sfruttamento dei giovani idoli musicali spremuti da famiglie, fan ed etichette a prescindere dal loro effettivo grado di salute psico fisico – che il cosiddetto Horror fa il suo lavoro, impaurendo, per l’appunto, creando tensione, trasformando la sala cinematografica in una cassa di risonanza di rumori, imprecazioni e reazioni che accrescono la portata tensiva delle immagini che scorrono sul grande schermo.

“Smile 2” si presenta come un horror che impaurisce proprio a partire dall’utilizzo che fa della realtà, partendo da essa e deformandola in un continuo gioco di distorsioni verso le quali lo spettatore si ritrova a tifare fortemente contro sperando sempre possano rimanere come dati puramente mentali piuttosto che concrete manifestazioni della “malvagia presenza”, tanto risultano essere disturbanti.

La cosa che forse più colpisce del film stesso – e anche più del suo precedente diretto – è questa finezza di mantenere quasi intatta la percezione del quotidiano e del vero innestando quindi sulla cosiddetta “normalità” una scossa costante di terrore che fa sobbalzare più volte il sedere dalla poltrona e il cuore dal petto.

Insomma un film da consigliare agli appassionati di genere che probabilmente apprezzeranno la resa e magari si feliciteranno dalla possibilità che la storia possa non finire qua.

Andare a vedere per credere.

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