Diciannove – L’opera prima di Giovanni Tortorici sincera come deve essere un racconto di formazione

2 Ottobre 2024

Tra tutti i titoli presenti a Venezia 81 nella sezione Orizzonti quello che più colpisce è Diciannove di Giovanni Tortorici. Questo film è il debutto alla regia di un giovane che ha avuto la fortuna d’essere assistente alla regia di Luca Guadagnino nella serie We Are Who We Are, ma ha anche aver firmato il backstage di Bones and All, infatti questo primo lungometraggio è prodotto dalla società Frenesy Film del regista siciliano. Diciannove è un coming of age così sincero che racconta la storia, quasi autobiografica di Tortorici, nei suoi primi anni da studente universitario, dove inizia a vivere in una realtà che non gli piace ma che vuole cambiare, forse, con la sua passione per la letteratura.

Il protagonista è Leonardo Gravina, l’esordiente e straordinario Manfredi Marini, palermitano che ha deciso di raggiungere la sorella Arianna a Londra. Qui il giovane da pochi mesi diplomato e pronto per il suo primo grande passo verso l’età adulta decide, dopo serate ripetitive in discoteca dove non si diverte anzi si annoia, che la sua strada non è studiare in una Business School inglese ma sono gli studi umanistici in Italia. Il ragazzo però non vola in Sicilia, ma decide di fare il fuori sede e si iscrive alla facoltà di letteratura di Siena, scelta dopo aver effettuato una ricerca su internet che promuoveva l’università toscana come la migliore per studiare i fondatori della lingua italiana.

Leonardo trova una stanza in un’appartamento davanti alla sede della Contrada dell’Oca e che deve condividere con altre due studentesse. Qui inizia l’isolamento, dove il protagonista diventa sempre più asociale e si concentra sempre di più sullo studio, più approfondito sugli scrittori italiani più famosi e non come Daniello Bartoli. L’universitario inizia a non frequentare più le lezioni, credersi più intelligente e colto dei professori stessi e rifiutare voti agli esami. Questa è anche la parte dove il regista Tortorici sperimenta di più a livello di regia con scene in cui Leonardo sogna dipinti animati o dove si usano montaggi con immagini disturbanti e in cui appaiono all’improvviso della frutta piena di larve e tanto altro.

Il primo anno accademico continua ed è difficile capire cosa voglia il ragazzo, anche perché lui stesso sembra non saperlo. Durante i mesi a Siena viene mostrato che si iscrive a un’app di incontri e prende in considerazione alcune offerte di uomini per aver soldi da spendere in libri, ma non si svela mai se Leonardo è gay o bisessuale. Le sue preferenze sessuali non sono mai definite, neanche quando inizia a pedinare, in modo innocuo e su Instagram, un quindicenne da cui scopre la passione per la musica trap. Arrivano le vacanze estive e il giovane universitario torna a Palermo dove sembra abbia trovato quello che cercava e finalmente è felice come non l’abbiamo mai visto prima. Il film però non finisce qui, ma qualche scena più avanti a Torino, dove Leonardo dopo aver incontrato e cenato con un amico della sua famiglia, Sergio Benvenuto, finisce per vagare solo di notte diretto verso una destinazione che non verrà mai svelata.

Quest’opera prima è un ottimo debutto e Luca Guadagnino, quando ha scelto di puntare su questo film, ci ha visto bene confermando il talento del giovane regista. Giovanni Tortorici porta sul grande schermo un racconto di formazione onesto ma anche arrogante, come ci si sente proprio a diciannove anni dove si vuole cambiare il mondo ma non si sa come. Diciannove per concludere è la conferma che il cinema italiano sta cambiando e che c’è sempre di più bisogni di nuove voci in grado di trasmettere tante emozioni in modo fluido e libero dai pregiudizi.

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