The Union. Ma perchè?

31 Agosto 2024

Roma rientro dalle vacanze compiuto, serata morta, 40 gradi all’ombra, decido di avventurarmi in una delle novità di agosto presenti nel catalogo Netflix. The Union.

Mike (Mark Wahlberg), è un operaio edile del New Jersey che conduce una via semplice lontano dai problemi. Un giorno reincontra la sua ex ragazza del liceo, Roxanne (Halle Berry) che lo recluta per una missione di intelligence ad alto rischio. Rimane così coinvolto in un vortice di spie e agenti segreti. Di peggio difficile trovare. L’action-commedy-romantic movie strizza l’occhio a True Lies (1994) diretto da James Cameron e interpretato da Arnold Schwarzenegger e Jamie Lee Curtis. Attinge a piene mani rovesciando il canone ma esisterà pure un motivo se Farino è Farino e Cameroon è Cameroon. E The Union non si avvicina mai all’alchimia magica del film sopracitato che invece vi consiglio per una visione leggera.

Il film sembra suggerirci una domanda chiave: Puoi reinnamorarti della tua ex ragazza tra un intrigo internazionale, mille mila omicidi, inseguimenti, sparatorie e colpi di scena? Roba da psichiatra.

Ironia a parte, come tutta una serie di prodotti che circola sulle piattaforme The Unione fa il suo dovere. Cast eccellente anche se non ispirato, scene e coreografie di sparatorie viste e riviste ma ben congegnate. Una Spy Story senza suspance difficile da trovare. The Unione ci riesce. Forse è un merito. Il film è inoltre infarcito di freddure all’americana di una coattagine suprema, buttate un pò a casaccio quando meno te l’aspetti. “Hai ancora lo smoking che portavi al liceo?” “sì e ancora mi entra!” OK baby. O ancora. “Hai figli?” “No, e tu?” “Non che io sappia”. Che paura.

Scritto da Joe Barton (Il rituale, iBoy) e David Guggenheim (Safe House, Qualcuno salvi il Natale) diretto da Julian Farino, il film non vola mai. Strappa qualche sorriso ma fa un pò incazzare per il solito budget multimilionario con il quale è realizzato.

Dopo un inizio promettente con un’operazione in pieno stile Mission Impossible in quel di Trieste, il film si contorce e annoia nonostante Farino tenti di tenere il ritmo alto. Finale scontato che lascia presagire un possibile sequel (aiuto)! Riesce nella sua funzione chiave che è quella di spegnere il cervello per circa due ore e lasciarti il vuoto dopo i titoli di coda.

In sintesi solito prodotto tecnicamente eccellente, con una colonna sonora affascinante ma nessuno spunto memorabile. C’è da chiedersi quando Netflix comprenderà che questo tipo di operazioni appaiono stanche e farraginose.

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