Beetlejuice Beetlejuice – Il ritorno, forse, alle origini di Tim Burton

28 Agosto 2024

Ci siamo: la 81° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è iniziata e il film dell’apertura, come si sapeva già da mesi, è Beetlejuice Beetlejuice. Per tanti forse una scelta insolita, ma per il direttore del festival Alberto Barbera non c’è solo spazio per il cinema impegnato degli appassionati della settima arte o per i numerosi addetti ai lavori e la scelta di questa commedia dark di Tim Burton ne è la conferma. Perché questo sequel è un vero omaggio al primo film che punta, fin da subito, sulla nostalgia, ma vuole anche essere un nuovo capitolo che pensa alla Gen Z che si avvicina, forse e per la prima volta, al regista americano che ha fatto suo il genere gotico e pop. Infatti, la scelta di Jenna Ortega, la “sua” Mercoledì dell’omonima serie di Netflix, è forse l’aspetto più interessante del film stesso che consacra la giovane attrice tra le nuove dive di Hollywood. Ovviamente nel cast non possono mancare lo spiritello iconico di Michael Keaton, Winona Ryder e Catherine O’Hara che riprendono i ruoli della pellicola del 1988, ma anche alcuni personaggi new entry interpretati da Willem Dafoe, Justin Theroux e la nostra Monica Bellucci.

Sono passati ben 36 anni e Beetlejuice 2, che in tanti aspettavano, inizia da qui, con Lydia Deetz, l’attrice Winona Ryder, adulta e madre di una figlia adolescente Astrid, ovviamente Jenna Ortega, che è diventata famosa come presentatrice di un programma televisivo in cui ha a che fare con i fantasmi. La sua matrigna Delia, un’artista d’arte contemporanea interpretata da Catherine O’Hara, deve affrontare la morte del suo compagno di vita Charles, deceduto dopo essere caduto con l’aereo e sbranato poi da uno squalo. L’occasione per riunire la famiglia a Winter River è proprio quella del funerale per il defunto marito dove Astrid scopre il misterioso modellino della città in soffitta e poi anche un libro in grado d’aprire un portale per l’ al di là. Intanto nell’oltretomba, che continua ad assomigliare ad un ufficio statale ma anche ad una fermata della metropolitana, Beetlejuice continua ad esistere e tormentare Lydia, che sarà obbligata a richiamarlo, ripetendo per ben tre volte il suo nome, per salvare la figlia in pericolo per colpa di un ragazzo che non è quello che sembra.

Beetlejuice Beetlejuice si snoda su ben tre filoni narrativi che, durante i poco e più 100 minuti, si intersecano tra loro. Il primo è quello con i personaggi, già protagonisti del vecchio film, svelando nuovi parti del mondo dopo la vita che è più vivo e assurdo che mai. La seconda è quella teen, con l’attrice Jenna Ortega, che in qualche modo si sta specializzando per i ruoli gotici e forse è la vera erede di Winona, che torna a lavorare con Burton dopo più di dodici anni dal film d’animazione Frankenweenie. Per concludere, c’è la terza con Willem Dafoe, nei panni di un attore morto e che si è reinventato come ispettore, Justin Theroux il futuro marito di Lydia e per finire Monica Bellucci nel ruolo Delores la vendicativa ex-moglie e succhia anima di Beetlejuice. Perché il demone verde non solo deve aver a che fare con i casini della sua amata Lydia, ma deve anche scappare dalla ex che nel mondo “timburtiano” è la perfetta fusione tra la bambola di pezza Sally di The Nightmare Before Christmas e la Sposa Cadavere.

Questo film visivamente si può ritenere un ritorno alle origini del regista, con effetti speciali che sembrano finti, atmosfere dark e i meravigliosi costumi di Colleen Atwood che normalmente puoi indossare solo nella Notte di Halloween. In questa pellicola c’è anche spazio per una nuova citazione ai Sandworms, che nell’immaginario di Tim Burton sono dei strani pupazzi a righe di pezza e che non assomigliano ne alla versione anni Ottanta di Dune di David Lynch e neanche a quelli più recenti di Denis Villeneuve. Tra nuovi portali per l’oltretomba, un futuro matrimonio da celebrare a Mezzanotte, le musiche inconfondibili di Danny Elfman e una morte inaspettata ma molto assurda Burton riesce a ritrovare il suo timbro e il merito è ancora una volta della sua nuova musa Jenna Ortega. Per concludere forse una delle scene che più rimarrà nella mente di tutti è quella degli influencer che per uno scherzo di Beetlejuice e critica del nostro tempo, vengono risucchiati nello schermo del loro smartphone come succedeva a Mike Teavee, ma in quello di una televisione, in La fabbrica di cioccolato di Burton.

Finalmente il buon Tim Burton è tornato e anche il suo cinema, che fin dall’inizio è stato in grado di sdoganare personaggi outsider e forse Beetlejuice è pronto anche per una terza chiamata visto il finale decisamente aperto.

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