La Bambina Segreta di Ali Asgari

24 Agosto 2024

Un’Odissea al femminile che dovrebbe durare “solo fino a domani” ma che invece racconta un fardello che copre un’intera esistenza.

Il film si apre e si chiude con il volto di Fereshteh, stanco ma felice all’inizio e rassegnato ma consapevole alla fine, in mezzo, un viaggio travagliato per le strade della capitale iraniana. Fereshteh vive a Teheran cercando di conciliare studio e lavoro. L’improvvisa telefonata dei suoi genitori, che stanno per farle visita, getta la ragazza nel panico. La protagonista è difatti una ragazza madre di una bambina illegittima (secondo le leggi iraniane) che sta crescendo da sola. In un paese dove ci si aspetta che tutto venga fatto “secondo le regole”, lei è quell’eccezione alla regola, la crepa che mette in pericolo l’autorità. Nessuno sa della bambina eccetto Atefeh, migliore amica di Fareshteh, che quell’autorità velatamente sfida: capelli corti e rossi che a malapena intravediamo sotto il velo. L’intento della ragazza è che della sua bambina spariscano le tracce “fino a domani” (da qui il titolo inglese “Until Tomorrow”). Ha inizio per le due ragazze una vera e propria odissea tra le viscere di una società fortemente patriarcale che si mostra volutamente cieca e fieramente chiusa, dove non c’è spazio per la solidarietà. Una società che grava in primis sui futuri uomini, che li cresce come padri-padroni verso un destino al quale non possono sottrarsi, ma che devono necessariamente assecondare perché così è e così è sempre stato.

Di questo documentario che si mette addosso i panni del film colpisce la quasi inesistente distanza tra le due ragazze asiatiche e l’occhio europeo che le osserva agire. Personalmente le ho trovate affini a me, non c’è nulla nel loro aspetto, nel loro linguaggio, nei loro discorsi che possa creare una lontananza effettiva che non preveda immedesimazione ed è proprio questo che accresce l’estenuazione nello spettatore. Tuttavia, più si procede più si acquisisce l’amara consapevolezza che nessuno aiuterà la protagonista. Fareshteh non è Odisseo, l’eroe maschio che riceve rifugio nelle difficoltà, è l’eroina abbandonata da tutti, che non può trovare conforto se non nell’essere che ha generato e per il quale alla fine decide di rischiare tutto. Ad emergere è quindi il volto della forza materna, che, dopo aver esaurito tutte le “ancora di salvezza”, sarà l’unica a cui aggrapparsi. Eccellente prova attoriale di Sadaf Asgari (Fareshteh) che riesce grazie alla potenza del suo sguardo ad immergerci nel dramma che sta raccontando.

È un film che parla di Iran ma che “chiede aiuto” rivolgendosi al di fuori dei suoi confini. Esperimento che trovo riuscito e che delinea in maniera semplice eppure non superficiale i muri, neanche troppo invisibili, su cui la donna iraniana è costretta a sbattere costantemente. Il film è il secondo lungometraggio del regista iraniano Ali Asgari presentato nella sezione Panorama al Festival di Berlino nel 2022 che uscirà nelle sale italiane con il titolo La bambina segreta il 19 settembre in occasione dell’anniversario della morte di Mahsa Amini, donna iraniana morta in un ospedale di Teheran in circostanze sconosciute in seguito all’arresto per la mancata osservanza della legge sull’obbligo del velo.

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