Reduce dalla simpatia che provo per Russel Crowe, ospitato con successo a Sanremo 2024, da giorni mi era salita la voglia di vedere un film con l’attore Australiano di lontane (lontanissime) origini italiane. E così, gira che ti rigira, vagando tra gli immensi (ma non sempre memorabili) cataloghi delle piattaforme mi sono imbattuto in questo titolo appena uscito su Prime Video: Land of Bad di William Eubank.
Land of Bad è una rambata micidiale, un condensato pop-videoclipparo di machismo alla Rambo2, di pettorali in bella vista alla Commando, di commilitoni alla Platoon (magari) e di qualche atmosfera alla Predator.
Insomma la versione presa su Wish di Black-Hawk Down. Nonostante questo potpourri il film assolve al suo dovere di intrattenimento. E’ ben diretto, ben coreografato e Crowe ne esce con mestiere interpretando un personaggio (l’unico) scritto in modo più che sufficiente. Una squadra di agenti della Delta Force, cui si aggrega la matricola Kinney (Liam Hemswort), deve recuperare un’agente CIA infiltrato nelle Filippine. A seguire la rescue operation ad alto rischio c’è il pilota di droni Reaper (Russel Crowe) che monitora tutto dal comando generale ed in continuo contatto radio. Quando la situazione si fa catastrofica, sarà il suo sangue freddo a rimediare agli errori di un ottuso colonnello.
Partiamo da William Eubank già autore dell’interessante The Signal. Eubank che nasce come regista di videclip musicali lavora bene, anzi benissimo, sul comparto action. Sotto il profilo coreografico/visivo il film eccelle con trovate mirabolanti che regalano picchi di tensione e suggestioni inaspettate. Ma improvvisamente propone anche cafonate di rara coattagine. Over the limits la scena in cui Liam Hemswort dopo aver subito una tortura, gironzola a petto nudo, senza scarpe, con tanto di machete in mano, in una prigione
sotterranea avvolta dalle fiamme poichè appena bombardata da un jet americano.
Uno spunto mi sembra più interessante di altri nonostante Eubank lo lasci indietro man mano che avanziamo nella narrazione. Come si conduce una guerra oggi? Quanto è importante il ruolo dei droni? Quanto quello dei soldati? E quanto lo sarà? Come si condurrano le guerre di domani?
Il montaggio alternato delle due ambientazioni lo sottolinea in modo efficace, ma non la scrittura. La percezione della guerra cambia totalmente tra chi lotta fra la vita e la morte nella giungla filippina (Reale) e chi sgancia bombe da una scrivania per mezzo di un drone tra il primo e il secondo quarto di una partita di Basket (virtuale). Gli occhi attenti di Crowe su Hemswort via satellite nel tentativo di salvargli la vita sono la parte più convincente del film. Purtroppo più si procede nella visione più l’appiattimento è tale che i buoni risultano fin troppo buoni e i cattivi fin troppo cattivi. Tra una bomba e l’altra tutto diventa bidimensionale e si rientra nei clichè superabusati degli action movie ‘80-’90, compreso il classico finale agrodolce e vagamente morale sul prezzo da pagare per un’ideologia pro-imperialista, ma democratica. (Negli ’80 però c’era ancora il muro di Berlino!) Sul piano recitativo, complice anche una scrittura troppo orizzontale Russel Crowe primeggia su Liam Hemswort. Il capitano Reaper è un personaggio autentico che esce dallo schermo. Un militare scorbutico che veste con una camicia fantasia sotto la divisa. Vaga per supermercati e compra cibi vegani di cui non comprende né la cultura, nè la composizione. Lo fa per amore della sua quarta moglie che gli vieta finanche di pronunciare la parola “carne” in una conversazione. Fa sorridere. A suo agio Milo Ventimiglia nelle vesti di Sugar, il leader della squadra. Non pervenuto Luke Hemswort.