Dopo essersi imposto di fare ciò che ama senza appartenere per forza a tutti gli altri, Carlo Verdone è finalmente in procinto di realizzare il suo film d’autore. Uno spunto che lascia riflettere sull’autocoscienza che un artista ha di sé perché trovare un film non autoriale di Verdone è impossibile. Tutte le sue pellicole, dalla più riuscita alla meno considerata, ha al suo interno la poeticità dell’autore romano, come si può allora non giudicare un autore qualcuno che mette la sua arte nelle opere? Ma il nostro Carlo Verdone non si accontenta comunque e vuole realizzare un film diverso da tutti gli altri. La storia che decide di raccontare al cinema la pesca da un capitolo del suo bestseller La carezza della memoria (2021): l’avventura sentimentale vissuta dal giovane Carlo con la prostituta Maria F. Il produttore scorbutico e volgare Ovidio Cantalupo (Stefano Ambrogi) gli dà il via libera a patto che il regista scelga come attore protagonista il cantante Sangiovanni. Costretto ad accettare, Verdone dovrà fare i conti con: l’estrema fragilità del cantante, con i capricci dell’alter-ego di Maria F. (Ludovica Martino) che vuole recitare con un attore dal calibro di Luca Marinelli, con un nipote in arrivo, con le lagne di Max Tortora che non vuole prendere un aereo assillando così Verdone nei momenti meno opportuni, con l’addio di Annamaria (Maria Paiato), con delle minacce provenienti forse della mafia e con una donna bizzarra e stravagante (Stefania Rocca) con cui nascerà una storia d’amore.
La seconda stagione di Vita da Carlo, disponibile su Paramount+ e non più su Prime Video, dà ancora più importanza ai ricordi e al passato dell’autore di Borotalco. Entrambe le stagioni fanno leva sulla malinconia che è una tematica sempre presente nelle opere – siano esse letterarie, televisive e cinematografiche – di Verdone, non a caso viene soprannominato da molti come l’autore “melancomico”. Tuttavia, rispetto alla prima stagione nel quale l’anima crepuscolare del protagonista si riversava su una Roma priva di simboli tanto da far diventare lo stesso Verdone – dopo Francesco Totti – il simbolo della capitale italiana, la malinconia stavolta si tramuta in una nuova veste poiché il protagonista tenta di riportare in vita un ricordo personale. Non è allora un caso se ora compaiono diversi fantasmi del suo passato, tra cui Christian De Sica, Claudia Gerini (le risate non mancano quando i due si rivedono) e Fabio Traversa, quest’ultimo con un ruolo ricorrente e con un’interpretazione lodevole (indi per cui, è necessario vedere perlomeno Compagni di scuola prima di iniziare la seconda stagione).
I suoi ricordi si scontrano però con una nuova generazione che purtroppo vede fuori dal mondo gli anni ’70. Quanta sensibilità c’è nel mondo odierno e quanto è giusto sottrarsi a un nuovo modo di vivere e a un nuovo modo di esporsi? A tal proposito diventa emblematico il dibattito tra Sangiovanni, che porta lo smalto alle unghie e consiglia al suo regista di sostituire in sceneggiatura il termine prostituta con sex worker, e Carlo Verdone che ammette di averne avuto abbastanza del politically correct. Ma anche generazioni diverse possono vivere pacificamente qualche volta e forse la fragilità del cantante vicentino sarà oro colato per Verdone, da sempre attento alla sensibilità umana. Forse, nonostante le loro differenze, veramente tutto è possibile come gridano Verdone e il suo alter-ego.
La nuova stagione di Vita da Carlo è più diretta alle famiglie, magari proprio quelle che hanno passato per anni a vedere, riuniti sul proprio divano di casa, i film di Carlo Verdone. Pur avendo un’idea meno geniale della stagione precedente, Vita da Carlo continua a viaggiare su livelli molto alti. Ma soprattutto, più passano gli anni e più si ama Carlo Verdone: le risate, la fragilità, i film e l’umanità che ha dato al cinema italiano resteranno immortali a lungo e, Vita da Carlo, accarezzandoci dolcemente ci ricorda proprio questo. Verdone sul viale del tramonto? Semmai Verdone sul viale dei ricordi.